barilla pasta

Un giapponese è il nuovo campione mondiale della pasta

Galeotti furono gli spaghetti di riso? No, in verità si tratta di penne al gorgonzola. E allora chissà come mai la palma del campione del mondo della pasta questa volta non è andata a un italiano, bensì a un giapponese. Lui è lo chef Keita Yuge e ha battuto a Parigi, presso il Pavillon Cambon, i migliori chef under 35 del mondo rappresentanti di 14 Paesi davanti a una platea di oltre 350 ospiti internazionali tra giurati, foodies, media e operatori del settore nell’atto conclusivo della Barilla Pasta World Championship. Il tema della competizione, giunta all’ottava edizione, è stato “The Art of Pasta“.

La pasta è una forma d’arte? Ogni formato di pasta rappresenta un piccolo pezzo di design, capace di combinare gusto e bellezza. Preparare un piatto di pasta significa giocare con i colori di un quadro, l’armonia di un balletto, il ritmo di una sinfonia. La pasta è forma e movimento insieme, qualcosa in grado di creare veri capolavori. È un’arte, o meglio, la somma di tante arti. Un ingrediente semplice, ma essenziale, che viene interpretato, trasformato e continuamente rivoluzionato dai più grandi Master del mondo.

Il cuoco giapponese vincitore, con esperienze in ristoranti di Parigi (G. Savoy), Tokyo (Chez Inno), Osaka (Quinto Canto) e Yokoama (Salone 2007), ha vinto il titolo di Master of Pasta 2019 con la ricetta “Penne al gorgonzola al profumo giapponese“.

Il piatto- giudicato da operatori ed esperti del settore come “la perfetta sintesi tra dieta mediterranea e tradizione culinaria orientale”, esprime la componente orientale con una salsa alle ostriche e aroma di “Sake, Sansho, Yuzu” giapponese e dall’aggiunta del Sake alla salsa al gorgonzola.

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Giornata Mondiale dell’Alimentazione, al Gaslini un “food shuttle” per i piccoli

E’ in arrivo un “food shuttle”, una navicella del cibo, carico di buoni consigli per la corretta alimentazione, tutto dedicato ai più piccoli. L’iniziativa vede coinvolti l’istituto Gaslini di Genova con l’azienda della ristorazione Cirfood. Il 16 ottobre, Giornata Mondiale dell’Alimentazione, gruppi di bambini delle scuole di Genova e di piccoli degenti dell’ospedale, avranno la possibilità di scoprire il valore degli alimenti e del territorio, l’origine dei prodotti, la biodiversità, la lotta agli sprechi e l’educazione al gusto.

I bambini, attraverso l’esplorazione attiva e con l’utilizzo di tecnologie immersive che amplificano i cinque sensi, potranno conoscere meglio quello che mangiano ogni giorno. Il progetto prevede l’uso di strumenti quali visori di realtà virtuale, stampanti laser e 3D, microscopi digitali, distillatori, estrattori, diffusori di essenze, termoformatrici e macchine sottovuoto. Da novembre poi Cirfood, che gestisce il servizio presso l’Ospedale Gaslini, metterà a disposizione di tutti i dipendenti dell’istituto una app per consultare i piatti e le loro caratteristiche.

“Nell’ambulatorio del Centro Nutrizionale vengono valutati quotidianamente soprattutto pazienti con malnutrizione per eccesso, cioè sovrappeso ed obesità, e pazienti con disturbi dell’alimentazione e conseguente alto rischio di malnutrizione per difetto. Cardine dell’intervento anche per questi pazienti rimane l’educazione nutrizionale con un consumo consapevole per favorire la scelta adeguata degli alimenti, soprattutto da parte dei bambini e degli adolescenti, ma anche da parte dei loro familiari” spiega Paolo Fiore direttore del Centro Nutrizionale del Gaslini.

Cos’è il “food shuttle”?

Una piattaforma educativa multi-livello composta da diversi strumenti interattivi, ovvero un modulo progettato per essere smontato e trasportato in scuole diverse. Articolato in diverse tappe, si rivolge agli studenti delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado. Come una vera e propria navicella spaziale, il Food Shuttle atterra nei refettori delle scuole rivelando, fra giochi di luci, suoni e colori, il suo contenuto tecnologico.
Tablet, proiettori, visori di realtà virtuale, diffusori di aromi, strumenti utili per l’attività di trasformazione e esplorazione del cibo come miscroscopi, estrattori, stampanti 3D, termoformatrici e molti altri.
Da dove arrivano le materie prime che compongono le ricette che consumiamo tutti i giorni a tavola? Quali sono le caratteristiche di frutta, verdura e ortaggi e perché sono così importanti per la nostra alimentazione? Cosa significa stagionalità e biodiversità? La seconda fase del Food Shuttle è dedicata all’esplorazione e a rispondere a queste e ad altre domande, attraverso proiezioni olografiche, visori di realtà aumentata, microscopi digitali e esperienze di stampa laser su frutta e ortaggi.
I prodotti della terra diventano anche supporti su cui imprimere le loro caratteristiche principali, per aiutare gli studenti a memorizzare cosa rende unici e speciali la frutta e gli ortaggi.

La dieta giapponese per prevenire i tumori

Pesce, riso, e ancora tofu, germogli... La dieta giapponese può essere un’alternativa alla dieta mediterranea in termini di benefici alla salute. Tra i principali effetti positivi, una più alta aspettativa di vita (79 anni per la mediterranea e 85 per la giapponese) e la riduzione di malattie cardiovascolari, diabete e cancro. Se ne è parlato a Roma nel corso di un incontro che ha raccontato attraverso studi scientifici come la cultura culinaria giapponese sia la più indicata per combattere già a tavola tante malattie. Sarà anche il segreto del loro elisir di lunga vita?
Recenti dati sul cancro alla prostata sembrano dimostrare come questo abbia un’incidenza maggiore nei Paesi dell’Occidente mentre, in Giappone, i numeri diminuiscono in maniera sorprendente, passando ad un’incidenza del 10%. Uno studio pubblicato su “Biology and Reproduction” ha dimostrato i benefici della “dieta giapponese” nella prevenzione del cancro alla prostata, poiché favorisce la produzione di una molecola chiamata Equol, prodotta dall’intestino quando digerisce la soia, che sarebbe in grado di bloccare l’azione di un ormone maschile, il DHT, che è collegato all’ipertrofia prostatica e al tumore. Inoltre, alcuni studiosi del dipartimento di Epidemiologia della Columbia University suggeriscono la «dieta orientale», povera di grassi, anche dopo l’accertamento del tumore, in quanto può influire anche sul decorso del tumore prostatico.
Dunque perché non dedicarsi a questa ghiotta cucina? Anche questo è in fondo far prevenzione!
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Lunedì 7 ottobre parte in 10 regioni italiane “Chef per passione” con Maria Teresa Ruta e Matilde Brandi

E’ partita in 10 regioni italiane oggi, lunedì 7 ottobre, la programmazione di Chef per passione, il format prodotto da Telenord che porta in tv le ricette dell’Accademia italiana della cucina, con tanta attenzione al passato, alla tradizione, alle ricette regionali.

Da Telenord e Chef tv in Liguria passando per Rete7 in Piemonte e Valle d’Aosta e ancora Espansione tv in Lombardia, Rete Veneta in Veneto, Teleradiocittà in Emilia Romagna, Tv9 in Toscana, Tv Centro Marche, TeleRoma 56, Calabria Tv ogni giorno da lunedì a venerdì a pranzo e a cena per i prossimi 4 mesi Maria Teresa Ruta e Matilde Brandi si alterneranno ai fornelli preparando le ricette studiate dall’Accademia Italiana della Cucina.

Le ricette si trovano poi sul nostro sito chefperpassione.it e tante curiosità e ifnormazioni aggiuntive anche sui social da Facebook (@cpptelenord) a Instagram (@chefperpassione).

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Cromoterapia applicata ai cocktail: il colore del gusto

Cromoterapia applicata ai drink. Dal rosso, che simboleggia carica e passionalità, all’arancione, tipico delle persone solari, passando per il blu, che rappresenta calma e tranquillità. I colori influenzano ogni attimo della vita e possono dire molto, per chi ci crede, sui gusti e le preferenze di una persona, ma anche sul carattere e sullo stato d’animo. E chi l’avrebbe mai detto che, partendo proprio dai colori, si riuscisse anche a decretare il cocktail adatto ad ogni personalità? Da uno Strawberry Bitter per le persone energiche a un Midori Sour per quelle profonde e riflessive: ad ogni stato d’animo ecco il relativo drink.

E’ quanto emerge da uno studio condotto da Sanbittèr Aperitivo Cool Hunting, osservatorio sulle nuove tendenze in materia di drink e mixability.

Origini della cromoterapia

Nella cromoterapia, disciplina nata nell’antico Egitto grazie al dio Thot, l’utilizzo di diverse tonalità aiuterebbe il corpo e la psiche a ritrovare il loro naturale equilibrio. Secondo la tradizione ermetica sia gli Egizi che i Greci utilizzavano infatti minerali, pietre, cristalli e unguenti colorati per tale scopo, oltre a dipingere con diversi colori le pareti stesse dei luoghi di cura. Nel 1920, poi, il colonnello indiano Dinshah Pestanji Framji Ghadiali inventò la spettrocromoterapia, una tecnica che prevedeva per qualsiasi tipo di patologia l’utilizzo di luci con colori diversi. Egli, che operò negli Stati Uniti per diversi anni, costruì lo spettrocromo, un macchinario che consisteva in una forte sorgente luminosa davanti alla quale potevano essere inseriti dei filtri colorati.

Cosa è la cromoterapia emozionale

“Il colore influisce in ogni istante della nostra vita – dichiara Sara Cicolani, autrice di diversi libri, fra cui ‘Cromoterapia emozionale’ e ideatrice del Wellness Coaching e dell’Holistic Coaching – Tutto intorno a noi è colore, basti pensare al sole che ogni giorno ci illumina e porta luce nelle nostre vite. Dato che il colore influenza notevolmente i nostri stati emotivi, basterebbe poco per vivere sempre con una giusta dose di buon umore, nonostante le mille peripezie che si incontrano. Ci sono poi dei colori che ci aiutano moltissimo a cambiare il nostro stato d’animo, si tratta dei cosiddetti ‘colori caldi’, che vanno dal giallo, all’oro fino all’arancio. Ce ne sono altri, invece, che aiutano a metterci in contatto con le nostre discordanze emozionali quotidiane, come per esempio il sentirsi un pesce fuor d’acqua (porpora), l’essere scarichi e senza energie (verde luminoso), la frustrazione (arancio chiaro). Tra le tinte più comuni che utilizziamo nella vita quotidiana ci sono sette classici, ma quelle che possono dare una mano dal punto di vista emozionale sono molto di più. La cromoterapia emozionale è accesso ai colori che abbiamo intorno a noi: sta quindi alla persona scegliere quali utilizzare per riuscire nelle piccole-grandi cose di ogni giorno”.
La ricercatrice Sally Augustin, in un articolo scritto per Psychologytoday.com, ha parlato degli “effetti sorprendenti” dei colori sulla mente e sull’umore degli esseri umani. La cosa più importante da tenere in considerazione circa le tonalità e le emozioni ad essi collegate sono la saturazione e la luminosità. Il primo termine si riferisce a quanto puro sia un colore: meno è saturo, più è grigiastro. Il secondo, invece, fa riferimento a quanto leggera sia una determinata tinta. Tutte quelle che sono meno sature ma brillanti, come per esempio un verde lucente, sono rilassanti; e le restanti, considerate più sature e meno brillanti, come per esempio il blu zaffiro, sono più energizzanti alla sola vista. I colori, infine, si suddividono in “caldi”, come il rosso e l’arancione, e “freddi”, tipo il blu e il verde per un motivo ben preciso: quando un individuo si trova in uno spazio con delle pareti a tinte “calde” prova la sensazione che l’ambiente sia più accogliente rispetto a quella tipica di uno con pareti dipinte con colori “freddi”.

La teoria esposta dalla Dottoressa Sally Augustin è stata seguita e condivisa anche da una celebrity come Kylie Minogue. Secondo quanto si legge su Scotsman.com, infatti, la cantante, durante un periodo di convalescenza in cui era ricoverata in ospedale, aveva chiesto che le venisse assegnata una camera con le pareti dipinte di rosa. Katy Perry e Jennifer Lopez, invece, hanno dichiarato di fare ricorso alla teoria dei colori, che influenzano lo stato d’animo, per sentirsi più sicure di se stesse e a proprio agio in un determinato contesto.

ECCO 5 COCKTAIL DA BERE IN RELAZIONE AL PROPRIO STATO D’ANIMO

Per una persona passionale, piena di energia e che ha sempre voglia di fare qualcosa, annoiandosi nello star ferma, si consiglia un cocktail di colore rosso.

Come il Caipibitter, realizzato con 8 cl di Sanbittèr Rosso, 2 mandarini cinesi, 2 cl di sciroppo di miele, pistilli di zafferano e del ghiaccio;

Alle persone calorose, positive, propositive ed energiche viene attribuito un cocktail di color giallo e, quale miglior scelta se non il celebre Mimosa? 7.5 cl di spumante brut, 7.5 cl di succo d’arancia per dare la giusta carica e, come garnish, una fetta dell’agrume stesso;

Secondo uno dei detti più popolari al mondo, il verde è sinonimo di speranza ma, secondo la cromoterapia, si affianca alle persone equilibrate, a cui piace vivere ogni istante intensamente, riflettendo bene sul da farsi. Il drink consigliato è il Midori Sour, preparato con 4.5 cl di liquore Midori, 6 cl di sweet & sour, 3 cl di succo di limone, 3 cl di vodka e, infine, della soda o della gazzosa per allungare il tutto;

Per tutti coloro che sono in grado di portare solarità e felicità nelle vite altrui, si consiglia un drink arancione, come per esempio il Tropical Bitter, che si compone con 10 grammi di zenzero fresco, 2 cl di succo di lime, 2 cl di sciroppo di litchees e 10 cl di Sanbittèr Emozioni di Frutta al Passion Fruit;

Per le persone che si caratterizzano per calma e tranquillità è consigliato un drink dal colore blu, che porta subito alla mente sensazioni di serenità e di pace come possono essere quelle tipiche di un ambiente marino. Il cocktail perfetto è il Blue Hawaian, realizzato con 8 cl di rum bianco, 4 cl di blu Curaҫao, 15 cl di succo di ananas e 8 cl di latte di cocco.

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Cucina cinese? ecco i piatti migliori selezionati per voi

La cucina cinese è tra le più diffuse e popolari cucine extra italiane ma quanto la conosciamo nel dettaglio? Sappiamo ad esempio distinguere i vari tipi di bocconcini?, i Dim Sum in cui rientrano ravioli, involtini, pani, che ordiniamo all’inizio del pasto o come apertivo? Con una storia di quasi duemila anni alle spalle, oggi i ravioli presentano impasti, forme e ripieni disparati, ma tradizionalmente sono a base di carne di maiale, gamberi e verdure. Ecco una guida per approfondire queste delizie con le spiegazioni di Jianguo Shu del ristorante cinese di Roma ‘Dao’ sui ravioli fatti a mano dall’esperta Wang Pingjiao

JIAOZI Ravioli tradizionali originari di Pechino e della Cina del Nord. Principalmente a base di carne di maiale e gamberi, sono considerati di buon auspicio perché la loro forma assomiglia a un tael d’oro, moneta tradizionale.  Ecco di seguito dieci tipi di ravioli che di frequente si trovano sulle tavole cinesi: SESAMO 胡麻锅贴 Ravioli alla griglia ripieni di carne impreziositi da semi di sesamo; SALMONE 鲑鱼饺 Ravioli al vapore in pasta cristallo con bocconcini di salmone; TARTUFO 黑松露饺 Ravioli al vapore dal raffinato ripieno di carne al tartufo; XIAO JIAO 鲜虾饺 Ravioli al vapore con ripieno di gamberi; CHAO ZHOU 潮州粉果 Ravioli al vapore con polvere di gamberi e verdure croccanti; NERI 墨汁鲈鱼饺 Ravioli al vapore al nero di seppia con branzino; PERLE D’ASTICE 龙虾饺 Ravioli al vapore in pasta cristallo con morbido astice; MAIALE 蒸 饺 Ravioli al vapore dal ripieno tradizionale arricchito da spezie orientale; VEGETARIANI 田园素粉果 Ravioli al vapore in pasta cristallo con fantasia di verdure e GIADA 玉虾菠菜饺 Ravioli al vapore in pasta cristallo con gamberi e spinaci

XIAO MAI Involtini di farina di grano aperti sulla sommità, di solito guarnita con un tocco di colore dato da piselli o uova di pesce. Originari di Hohhot in Mongolia, vennero infatti introdotti nella cultura gastronomica cinese dalla dinastia Qing.  Alcuni esempi: MANZO 牛 肉 Ravioli aperti con carne di manzo e scalogno; CAPESANTE 扇 贝 Ravioli aperti guarniti con uova di pesce volante.

WONTON Antichissimi e provenienti dalla regione nordoccidentale del Xinjiang, sono simili ai nostri ravioli e vengono preparati a partire da una piccola porzione di sfoglia di pasta molto sottile a base di farina, uova, acqua e sale. In genere si hanno FRITTI 炸馄饨 Caramelle croccanti di sfoglia ripiene di gamberi o AL VAPORE 蒸馄饨 Caramelle di pasta al vapore ripiene di gamberi

BAOZI Tradizionalmente si presentano come panini ripieni cotti al vapore con diverse farciture a seconda della regione, ma oggi si trovano anche semplici e pronti da intingere.  Senza ripieno sono
FOCACCINE 炸小馒头 (Soffici panini cinesi) o CHA SHA BAO 叉烧包 (Un morbido scrigno che racchiude carne suina alle cinque spezie)

INVOLTINI Gli involtini venivano originariamente consumati durante la festa di primavera come inno alle materie prime fresche dopo i rigori dell’inverno. Si trovano VEGETARIANI 春 卷 (Involtini ripieni di verdure), di GAMBERI 鲜虾春卷  o SALMONE 鲑 鱼 春 卷

CHEUNG FUN Involtini di farina di riso generalmente farciti con funghi, gamberi e carne; sono molto popolari ad Hong Kong e nel sud della Cina in generale. con alghe salmone e zucchine

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Pazzi per la birra, in Ohio un albergo birreria

Albergo e birreria: si trova a Columbus in Ohio il Dog House Hotel e si presenta come una Disneyland per gli amanti della birra. Dal momento in cui si mette piede nell’albergo ogni esperienza all’interno è all’insegna della bionda. Invece delle chiavi, al check in gli ospiti ricevono subito una birra poi possono scegliere quale tipo preferiscono per riempire lo spillatore da cinque litri che c’è in camera e invece del profumo del caffe’ si sveglieranno inebriati dal profumo di birra. Se lo spillatore non è abbastanza, accanto vi è anche un frigo pieno di birre. Un altro frigo si trova in bagno accanto alla doccia. E se la parola d’ordine è birra a tutte le ore, anche i prodotti per l’igiene personale sono realizzati a base di birra.

Uno spillatore personale in stanza e un frigo birra persino nel bagno. Sono alcune delle amenità del tutto insolite del Dog House Hotel and Brewery, il primo hotel al mondo dedicato alla birra. L’albergo, fondato dal birrificio scozzese Brew Dog, con una sede anche in Usa, si trova a Columbus in Ohio e giocando con la parola Happy, felice, è stato ribattezzato ‘Hoppiest place on earth’, da hop, termine inglese per luppolo, uno degli ingredienti con cui è fatta la birra.
Visto che l’albergo si trova all’interno del birrificio Brew Dog, ancor prima di entrare in camera si potrà fare un tour per scoprire il processo di produzione. Il tour ovviamente si conclude con una degustazione di birra. Oltre al tour del birrificio si può anche andare alla scoperta della storia della fabbrica Brew Dog che si trova alle porte di Aberdeen in Scozia e fondata nel 2007 da James Watt e Martin Dickie. I due hanno costruito l’hotel lanciando un crowdfunding nel 2017.
“Questo è il primo ed unico hotel annesso ad un birrificio – ha detto all’ANSA Jason Casillas, una delle guide a Brew Dog -. E’ stato costruito intorno alla nostra distilleria proprio accanto alla nostra struttura principale chiamata Dog Tap Brewery a Columbus in Ohio”. La vista dalle camere è sia appunto sulla distilleria, dove in barili di solito usati per il whiskey o per il vino, vengono invecchiate birre ‘sour’ (distillate) oppure su un enorme parco che serve anche per i cani, non a caso il nome dell’hotel e del birrificio contengono la parola cane (dog).

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Cibi fermentati, il benessere oltre la moda

Fermentazione: se ne parla come di un nuovo trend alimentare ma in realtà la conosciamo già benissimo: è alla base dello yogurt ad esempio, e del pane, ma anche della birra, del vino, dei formaggi. Ha origini antichissime ed è considerata dalle popolazioni di tutto il mondo un metodo efficace di conservazione degli alimenti. I cibi fermentati, da sempre alla base delle tradizioni alimentari dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità (dieta mediterranea, dieta messicana e dieta giapponese washoku), apportano una serie di benefici: favoriscono la digestione, prevengono le patologie infiammatorie, depurano l’organismo e aiutano a stare in forma. Secondo gli scienziati, praticamente tutto si può fermentare: anche le patate. Nelle alture delle Ande, per esempio, la varietà amara viene fermentata come chuno così da eliminare gli alcaloidi tossici e essere conservata. L’associazione Slow Food ne ha fatto un Presidio perché attraverso questa procedura piuttosto complessa le patate vengono liofilizzate (alla fine di tutto vengono messe a essiccare) e diventano una polvere fine che si può conservare per anni.

Senza spingersi troppo oltre, diversi cibi fermentati sono diventati familiari: basti pensare al sakè, la bevanda di riso giapponese più nota al di fuori del paese nipponico. Tra le bibite si è fatto spazio anche il kombucha, un the dolce fermentato da organismi che lo trasformano in un preparato energizzante, che per sapore ricorda il sidro di mele. Nella cucina vegetale, che non contempla l’uso di derivati animali, alcuni prodotto fermentati sono piuttosto usati: come il tempeh, nato dai fagioli di soia fermentati (ma esiste anche di altri legumi, tipo ceci e fave), altamente proteico e digeribile. Ma il mondo dei fermentati è davvero grande comprende il gorgonzola, i crauti, le barbabietole, il kimchi coreano (cavolo e rapanelli fermentati con spezie e zenzero e pesce salato), il miso giapponese e l’idromele . Sono diversi i libri di cucina come ‘Il grande libro della fermentazione’ (edito da Sonda) scritto dal grande esperto Sandor Ellix Katz, il Manuale dei cibi fermentati di Michela Trevisan (Terra Nuova ed.), Guida alla Fermentazione di Fern Green (Guido Tommasi Editore), persino specialistici come Il libro del sake di Stefania Viti, dedicato alla bevanda simbolo giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso, Gribaudo).

Persino il nuovo modello del robot da cucina, il Bimby TM6 contempla la fermentazione tra le sue funzioni, a riprova di quanto in Italia e soprattutto nel resto d’Europa sia diventata prassi di cucina. La funzione, finora svolta solo da apparecchi di fascia professionale, consente di preparare yogurt e formaggi casalinghi tipo ricotta, primosale e mascarpone, in poche mosse e di far lievitare al meglio gli impasti in condizioni ideali e costanti di temperatura e umidità che consentono agli ingredienti di fermentare.

Gli effetti positivi sono numerosi. I cibi e le bevande fermentate facilitano la digestione e garantiscono il benessere dell’apparato digerente:  contribuiscono ad aumentare il numero di batteri “buoni” che transitano nel nostro intestino, contribuendo quindi alla sua regolarizzazione.

Quando si parla di cibi fermentati s’intende quelli sottoposti al lavoro di microrganismi – come batteri, lieviti o muffe – che trasformano le proteine e i carboidrati producendo acido lattico, enzimi, vitamine, omega-3 e probiotici. Una fermentazione naturale che, guidata a dovere, permette di conservare le sostanze nutritive degli alimenti rendendoli più digeribili. I cibi fermentati contribuiscono inoltre al benessere dell’intero organismo: introducono batteri utili nel sistema digestivo e aiutano a ristabilire l’equilibrio della flora batterica che è alla base di un buon sistema immunitario.

Ecco alcuni cibi fermentati da conoscere (fonte La Cucina Italiana)

Yogurt
Lo yogurt è il cibo fermentato per eccellenza: nasce infatti dall’azione di due microrganismi, il Lactobacillus bulgaricus e lo Streptococcus thermophilus che, riproducendosi velocemente, producono un duplice effetto: primo, aumentano il livello di acidità del latte, trasformando il lattosio in acido lattico, che provoca in bocca il tipico sapore gradevolmente acidulo. Secondo, lo coagulano leggermente, addensando le proteine come la caseina, provocando nello yogurt l’aspetto cremoso che tutti conosciamo. I benefici dello yogurt sulla digestione sono noti da sempre: è un vero e proprio pieno di fermenti lattici che aiutano l’apparato digerente e rafforzano il sistema immunitario. Inoltre, è il modo ideale per assumere il latte nelle persone che presentano difficoltà nella digestione del lattosio.

Kefir
Il kefir è una bevanda originaria del Caucaso, che si produce applicando al latte (di mucca o di capra) o all’acqua un complesso di kefiran, batteri e lieviti. I primi dei generi Acetobacter, Lactobacillus (kefiri, parakefiri, kefiranofaciens subsp. kefiranofaciens e subsp. kefirgranum), Lactococcus e Leuconostoc. I secondi, di Candida, Kluyveromyces e Saccharomyces. Il kefiran è invece il complesso di polisaccaridi prodotto dagli stessi lieviti e batteri. Il kefir aiuta a regolarizzare il funzionamento dell’intestino, a riequilibrare la flora intestinale e a contrastare il colesterolo “cattivo”.

Crauti
Anche i crauti sono un prodotto fermentato: la materia prima è il cavolo cappuccio, che contiene già la flora batterica necessaria alla fermentazione. Nello specifico, Leuconostoc mesenteroides, Leuconostoc fallax, Lactobacillus plantarum, Lactobacillus brevis, Pedicoccus cerevisiae e Enterococcus faecalis. Oltre agli effetti positivi sulla flora intestinale, l’acido lattico dei crauti e la vitamina B aiutano la mucosa dell’intestino danneggiata a ricostituirsi.

Pane con lievito madre
L’utilizzo della pasta madre nella panificazione rende il pane, ma anche pizze e focacce, più digeribili. La lenta fermentazione permette inoltre la nascita di una maggiore quantità di lactobacilli benefici come Saccharomyces, Candida, Lactobacillus, Pediococcus, Weissella e Leuconostoc, utili al nostro apparato digerente.

Verdure lattofermentate
Le conserve casalinghe a base di verdure si possono preparare anche ricorrendo alla fermentazione durante la quale le verdure crude vengono immerse in una soluzione di siero di latte e sale. Il procedimento si può applicare a cavoli, carote, cipolle, peperoni, aglio, cetrioli, rape, zucchine e così via.

Miso
Anche il miso giapponese è un cibo fermentato: alla base di questo condimento c’è la soia ammollata e successivamente cotta, poi sottoposta a una lunga fermentazione grazie all’apporto di un fungo, l’aspergillus oryzae. Viene utilizzato in numerose zuppe a base di verdure e alghe, ricchissime di lattobacilli benefici per l’intestino.

Olive fermentate
La fermentazione è applicabile anche alle olive, mediante l’aggiunta di Leuconostoc mesenteroides e Saccharomyces cerevisiae, oltre a Lactobacillus plantarum e brevis. Esistono in realtà due tecniche di preparazione: quella spagnola e quella greca. Entrambe con numerosi benefici sul nostro apparato digerente.

Cetrioli fermentati
Come per i crauti, la fermentazione dei cetrioli si può ottenere facilmente a partire dalla microflora contenuta naturalmente in questa verdura. I batteri provocano il tipico sapore che li rende gli stuzzichini ideali per gli aperitivi. Una volta fermentati, vengono conservati sottaceto.

Tempeh
Il tempeh è un alimento a base di soia fermentata, diffuso in Indonesia. Particolarmente appetibile per i vegetariani visto il suo elevato contenuto di proteine.

Tè kombucha
Diffuso in Estremo Oriente e in Russia, è il prodotto della fermentazione del tè mediante l’utilizzo di un complesso (“fungo”) di Acetobacter e lieviti. Facilita la digestione, aiutando non solo l‘intestino ma anche lo stomaco e la milza. È considerato benefico anche per le persone che soffrono di calcoli renali.

Ruta Brandi

Parte il nuovo programma nazionale Chef per passione con Ruta e Brandi

È partita a Genova la produzione del gruppo editoriale Telenord tutta all’insegna del gusto: è la nuova stagione nazionale di Chef per passione, uno show cooking con
diffusione in tutta Italia con le ricette della gastronomia italiana e le tradizioni regionali. Puntate live da 20 minuti, una intera stagione di programmazione dal 7 ottobre 2019 al 30 maggio 2020, sui canali regionali del digitale terrestre.

Due madrine d’eccezione cucinano, raccontano, entrano in casa per pranzare e cenare con gli spettatori: Maria Teresa Ruta e Matilde Brandi si cimentano a turno in cucina per raccontare una passione che si trasforma in spettacolo.
Le due presentatrici si alternano ogni 15 giorni alla conduzione – anzi, ai fornelli! – per preparare ogni giorno davanti alle telecamere, in una vera cucina, una ricetta dell’Accademia
Italiana della Cucina. Ogni piatto è cucinato rigorosamente e direttamente dalle loro mani.
Il set è, naturalmente, una cucina – ricostruita negli studi genovesi di Telenord, nel cuore della città – con dispensa a vista, con gli ingredienti del giorno, semplici e facilmente reperibili, pronti all’uso.
Maria Teresa Ruta e Matilde Brandi, con il loro stile familiare, sono perfettamente a loro agio nei panni di cuoche, portano in tv la loro curiosità e allegria, danno consigli sulle ricette, su come servirle, sugli ingredienti, ma anche spunti utili per cucinare in casa, per la famiglia, per gli amici, in modo sano e naturale, senza dimenticare la storia della nostra gastronomia italiana.
Le loro ricette non vivono solo in tv: ogni giorno vengono pubblicate sul portale del gusto Chefperpassione.it, sul canale YouTube Chefperpassione, mentre sui social ogni giorno si trovano clip, anteprime, curiosità, tanti momenti divertenti del “dietro le quinte” del programma. Su Facebook: @Chefperpassione. Su Instagram: @chefperpassione.

Chef per passione è una produzione nazionale del gruppo editoriale ligure Telenord, da un’idea dell’editore Massimiliano Monti, programma nato per portare sulle più importanti emittenti regionali italiane la cultura e la tradizione culinaria del gusto, supportata dall’Accademia della Cucina Italiana e dal lavoro quotidiano del portale nazionale del gusto Chefperpassione.it.
Le puntate sono trasmesse ogni giorno dal lunedì al venerdì su Telenord in Liguria, Rete7 in Piemonte e Valle d’Aosta, Espansione Tv in Lombardia, Rete Veneta in Veneto, Tv9 in Toscana, Tv Centro nelle Marche, Calabria Tv in Calabria, TRC Bologna in Emilia Romagna.

Prima-Colazione

Prima colazione, italiani promossi

La prima colazione è oggi una buona abitudine a cui non rinunciano circa 9 italiani su 10. Ben l’88% la consuma infatti tutti i giorni (o quasi), un dato in aumento rispetto a 6 anni fa quando la sceglievano l’86%. Scende, quindi, il numero di chi la salta, passando dal 14% del 2013 al 12% del 2019. Molto bene le famiglie con figli under 14 – circa 4 milioni – dove tutti fanno colazione (98%), un dato in netto aumento rispetto a sei anni fa dove solo l’88% aveva questa buona abitudine. Sono alcuni dei dati emersi da una ricerca a cura dell’Osservatorio Doxa/UnionFood “Io Comincio Bene” presentata oggi a Milano, nel corso di un incontro organizzato da Unione Italiana Food, la più grande associazione in Europa che raggruppa aziende produttrici di beni alimentari. Dati positivi, è stato affermato, che mostrano come la maggior parte degli italiani abbia accolto ormai positivamente i messaggi che da anni lanciano gli esperti di nutrizione sull’importanza del primo pasto della giornata. E in questo contesto appare ancora più positivo che i genitori dimostrino una maggiore attenzione sul tema. Eppure, resta un problema per i giovanissimi: tra i 15 e i 24 anni il numero di chi la salta sale al 18%. Perché si rinuncia? La difficoltà a mangiare appena svegli (29%), la preferenza nel consumare qualcosa a metà mattina (25%) e la difficoltà a conciliare questo momento con la routine del mattino, perché ci si alza troppo tardi (16%) o per mancanza di tempo (15%).
Non solo una buona abitudine, è stato precisato nel corso della presentazione dell’indagine, la prima colazione rappresenta anche un comparto d’eccellenza del made in Italy alimentare. Lo confermano anche i numeri: solo nel 2018 la produzione a valore dei prodotti usati anche per la prima colazione è stata di circa 13 miliardi e 854 milioni (escluso latte e yogurt). “Il mondo della prima colazione comprende categorie di prodotti molto diversi tra loro, eppure si può dire che un po’ tutti mostrano un positivo stato di salute. Il valore complessivo della produzione di prodotti che vengono usati anche per la prima colazione ammonta a 13miliardi e oltre 850milioni di euro. Parliamo di un chiaro esempio del ‘saper fare’ delle aziende italiane”, ha commenta Marco Lavazza, Presidente Unione Italiana Food.

Agrodolce

Cucina Coreana, impariamo a conoscerla

La Corea, come l’Italia, vanta una ricchissima cultura gastronomica: dal cibo più tradizionale fino allo street food, ricco di gusto e bello da vedere. Come il “bibimbab” piatto ricco di sapore ma anche estremamente completo e bilanciato dal punto di vista nutrizionale per la sua combinazione di riso, verdure, salse, carne macinata e uova.  E poi ancora il Tteokgalbi (polpettine di costolette di manzo macinato), il Samsaekjeon (tris di frittelle coreane), il Sikhye (bevanda dolce coreana a base di riso), gli Hangwa (dolci tradizionali coreani a base di riso soffiato). In occasione della Korean Week a Roma, all’istituto culturale coreano, dal 30 settembre con il titolo ‘Mangia, Gioca, Ama Corea”, ecco una panoramica della tavola coreana.

Cucina e tavola coreana

Il pasto principale della cucina coreana è il riso. La tavola coreana ha di base come portate principali il riso e la zuppa e il kimchi di contorno. Diversamente dall’Italia dove le portate del pasto vengono servite in sequenza, in Corea viene servito tutto assieme in tavola. In genere la tavola viene imbandita con altri ‘banchan’ (pietanze di contorno) a base di pesce, verdura o uova, per un pasto maggiormente ricco ed equilibrato.
Inoltre in Corea si usano molto condimenti come il ganjang (salsa di soia), il doenjang (pasta di soia) e il gochujang (pasta di peperoncino) tutti ricavati dalla soia. I condimenti utilizzati nella cucina coreana sono differenti da quelli comunemente identificati come tali. Non servono solo come complemento al piatto principale ma bisogna considerare anche il loro aspetto nutrizionale, ossia considerare il loro effetto medicinale. Quindi il cibo non dovrebbe solo arrecare piacere al palato ma anche essere di beneficio al corpo.
I migliori prodotti rappresentativi della soia fermentata: Ganjang, Doenjang e Gochujang.
Ganjang (salsa di soia), doenjang (pasta di soia) e gochujang (pasta di peperoncino) sono tutti preparati a partire da un ingrediente comune, il meju, un blocco di soia fermentata.
La soia, da cui derivano le proteine vegetali, contiene in sé gli amminoacidi essenziali, in particolar modo la lisina e la leucina, assente invece nelle altre tipologie di proteine vegetali.
La salsa di soia, la pasta di soia, la pasta di peperoncino fanno parte della stessa famiglia e vengono tutte chiamate “jang”. Sul finire dell’autunno la soia bianca viene bollita e modellata in blocchi a forma di mattoni che vengono appesi al sole dopo aver rimosso la muffa. Poi verso gennaio/febbraio vengono immersi in acqua salata per 40–60 giorni a fermentare. La parte liquida diventa salsa di soia mentre la parte solida e il doenjang. Per fare la pasta di peperoncino si mescolano il meju in polvere, pastetta di riso glutinata e peperoncino in polvere e poi vengono fatti fermentare.

E poi parliamo di galateo coreano a tavola
Innanzitutto in generale in Corea c’è il rispetto dell’anziano, non solo a tavola. Per tale motivo la persona più anziana seduta al tavolo è sempre il primo a cominciare il pasto e successivamente tutti gli altri. Inoltre non bisogna ‘rovistare’ tra i ‘banchan’ per mangiare solo determinate cose. Poiché gli stessi banchan non sono per il singolo ma vengono condivisi da tutti i commensali. Il riso nella propria ciotola va finito tutto. Se la quantità di riso risulta eccessiva questa va messa da parte prima di cominciare il pasto.

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Guida al cibo del Sud America: che cosa mangiare?

Gastronomia latino americana: carni alla brace argentina, tacos messicani, feijoada brasiliana, ceviche peruviano… I ristoranti che in Italia propongono questi cibi sono diventati popolari nei grandi centri urbani anche grazie alla società multietnica ma anche per i viaggi che gli italiani fanno in quei paesi a lungo raggio. Ecco una guida utile per saperne un po’ di più dei piatti più celebri del continente sud americano e dove mangiarli, secondo una selezione di TheFork, arrivata nel 2019 anche in America Latina, acquistando la piattaforma Restorando.

Argentina – Cosa mangiare:

Asado argentino (arrosto o grigliata argentina): l’asado è il piatto giusto per chi ama la carne ed è probabilmente il più tipico della cucina argentina. Quello che lo distingue da altri tipi di carne alla brace è la cottura a tempi molto lunghi, che lascia la carne estremamente morbida. La si accompagna spesso con il chimichurri, una salsa verde a base di prezzemolo, peperoncino e aglio.
Locro: è una zuppa tradizionale di cui esistono numerose varianti. Di base si prepara con mais e zucca, con aggiunta di carne con una cottura molto lenta a fuoco basso. Il locro si consuma spesso il 25 maggio, giorno in cui si commemora il primo governo argentino.
Dove mangiare: Revire, Buenos Aires; Enfundá la Mandolina, Buenos Aires; Patio de Antaño, Buenos Aires

 Brasile – Cosa mangiare: 

Feijoada: la feijoada è forse il piatto più rappresentativo del Brasile. Si tratta di una sorta di fagiolata e la ricetta ha moltissime variazioni. Di base però si tratta di uno stufato realizzato con fagioli neri o bruni, salsicce e diversi tagli di carne di maiale. La preparazione è molto lunga e può richiedere fino a 24 ore. Solitamente accompagnato da riso, cavolo, fette d’arancia, farofa (farina di manioca tostata) e cotenna di maiale. Si può degustare con un bicchierino di cachaça per facilitare la digestione, anche se considerata la cottura molto lenta, il piatto risulta già molto digeribile.

Moqueca: eredità della cucina indigena la moqueca di peixe è più di una semplice zuppa di pesce. Bahia e Capixabas si contendono le origini del piatto che consiste in pesce stufato con latte di cocco, pomodori, cipolle, aglio, coriandolo e un po’ di olio di palma (dendê). Il nome moqueca deriva da muquém ovvero griglia di legno che gli Indios usavano per cuocere e seccare la cacciagione.
Dove mangiare: Rubaiyat Rio de Janeiro, Rio de Janeiro; Casa da Feijoada, Rio de Janeiro; Rayz – Ipanema, Rio de Janeiro

Cile – Cosa mangiare:

Cazuela: si tratta di un piatto tipico di molti Paesi dell’America Latina e molto popolare in Cile. Carne di manzo o di pollo servita con brodo saporito insieme a patate, zucca e l’immancabile choclo ovvero la pannocchia.
Lomo a lo pobre: un piatto all’insegna del fritto condiviso dalla cucina peruviana e cilena. Gli ingredienti principali sono il filetto di manzo (lomo spagnolo) condito con una o più uova fritte e le patatine fritte. Nella versione cilena si aggiungono anche cipolle fritte, riso e banane fritte.
Dove mangiare: Del Beto (El Llano), Santiago; Punto Ocho (Hotel Cumbres Lastarria) Santiago; Chipe Libre, República Independiente del Pisco, Santiago

Colombia- Cosa mangiare:

Atollado del valle: è un piatto a base di riso e carne e di cui esistono molte versioni diverse. In generale si usa la carne di manzo che viene tritata o tagliata a pezzi piccoli, quasi come fosse un ragù e la carne di pollo, di cui si usano le cosce. Vengono aggiunti piselli, l’hogao (una salsa a base di pomodoro e cipolla) e alcune spezie ed erbe aromatiche (zafferano, cumino e coriandolo). Tocco finale: il platano fritto.
Ajiaco santafereño: si tratta del piatto più popolare nella capitale che fa della patata – ingrediente per eccellenza della cucina sudamericana – il suo elemento caratterizzante. L’ajiaco santafereño è una zuppa fatta a base di pollo e tre tipi diversi di patate (bianca, rossa e criolla ovvero una tipologia piccola, gialla e rotonda). In aggiunta si trovano mozorca (pannocchia di mais bollita) e un’erba chiamata guasca che conferisce alla zuppa un sapore molto particolare.
Dove mangiare: Fogón Sangileño, Bogotà; Leña Rosa Restaurante Bar y Café By Carnes y Leños, Bogotà; Don Jediondo Gurme’s (CC PLaza Central), Bogotà

Messico – Cosa mangiare:

Tacos: piatto ormai esportato in ogni parte del mondo, i tacos sono uno dei cibi da strada più tipici del Messico. Si tratta di tortillas di mais cotte alla piastra a cui si può aggiungere praticamente qualsiasi cosa dalla carne al pesce, anche se più raro. All’interno si trovano quasi sempre coriandolo, cipolla, avocado e diverse salse messicane.
Tamales: sono involtini preparati con un impasto a base di mais ripieno di carne, verdura, frutta o altri ingredienti. Ne esistono quindi versioni dolci e salate a seconda di ciò che c’è all’interno. L’impasto viene avvolto in foglie di pannocchia e/o di mais, banane, avocado o maguey ovvero agave americana.
Dove mangiare: Don Ignacio, Città del Messico; Barbacoa de Santiago, Città del Messico; La Mansión (Satélite), Città del Messico

Perú- Cosa mangiare:

Ceviche: è uno dei piatti più rinomati della cucina peruviana, si tratta di pesce e frutti di mare che vengono marinati nel succo di lime insieme a cipolla e spezie. Anche se si tratta di pesce crudo, non bisogna confonderlo con il sushi giapponese che è tutt’altra ricetta.
Inca Kola: il nome rimanda naturalmente alla Coca Cola, e infatti si tratta di un soft drink zuccherino. L’Inca Kola si può considerare bevanda nazionale in Perù ed è anche molto diffusa in tutta l’America Latina. Si tratta di una soda gialla fluorescente dal gusto molto dolce, simile a quello del chewing-gum.
Dove mangiare: Perú Gourmet, Lima; Popular, Lima; La Cuadra de Salvador (Barranco), Lima